CROVACE Francesco

Leggi la sua biografia

[…] Il trasporto è avvenuto su vagoni bestiame ed è durato tre giorni. Con questo trasporto viaggiarono 1.885 deportati. [Sono arrivato a] Dachau e qui c’è stata una selezione ma non ho subito la quarantena.
Ero alloggiato in una baracca e per ogni castello c’erano quattro deportati. [Il vitto giornaliero consisteva in un] mestolo di carote a mezzogiorno e un quarto di pane con un pezzetto di margarina alla sera. [Ogni giorno venivano effettuati] quattro appelli. [L’orario giornaliero si svolgeva in questo modo]: sveglia alle cinque, appello, lavoro fino alle dodici, poi dalle quattordici alle venti ancora lavoro, appello. [Furono fatte delle disinfezioni per ] eventuali epidemie. I kapo erano dei Triangoli neri e usavano la lingua tedesca. I ricoverati in infermeria erano assistiti dal medico e dagli infermieri.
All’inizio della detenzione ci furono delle selezioni tra i ricoverati. [Le malattie più comuni erano] l’esaurimento per insufficienza alimentare. Ho subito anche una punizione: venticinque nervate [sic] sul cavalletto. [Inoltre ho assistito a episodi particolarmente crudeli]: impiccagioni per tentate fughe o sabotaggio che venivano eseguite nei gabinetti. Non mi ricordo di ribellioni ma so di evasioni tentate da deportati di altri paesi poi ripresi e puniti con l’impiccagione.
[Ci furono poi casi di suicidio] per esaurimento: si aggrappavano ai reticolati.
Man mano che avanzavano gli americani fu evacuato i campo. A piedi, in tre giorni, abbiamo raggiunto Linz.
[Non mi ricordo che ci siano state delle rappresaglie contro i kapo]: avevano abbandonato il campo.
Sono stato poi inviato nel campo di smistamento di Innsbruck. Tra la liberazione ed il rimpatrio, ci sono voluti tre mesi.
Ciò che mi ha aiutato a sopravvivere è stata] la fortuna.
[Ciò che mi ricordo di quell’esperienza è] il compagno Picciariello che dormiva accanto a me [e] che durante un trasferimento con marce forzate, durante il riposo della notte, le SS si divertivano a sparare nel capannone sui dormienti, e fu colpito e ucciso. La pallottola mi sfiorò colpendo il mio compagno […]”.

Fonte: Archivio Storico dell’ANED di Brescia, B. 9, fasc. 114 (“Elenchi dei deportati”), ad nomen.

Translate »