L’inferno dei lager, 1933-1945

Il Terzo Reich e le SS in guerra contro i «diversi».

Un libro dello storico Nikolaus Wachsmann ripercorre la storia del campi di concentramento nei quali i nazisti rinchiusero in condizioni orribili ebrei, oppositori politici, testimoni di Geova, zingari, omosessuali, «asociali», criminali comuni.

Non solo Auschwitz. Non solo Shoah.
Una delle caratteristiche principali e più interessanti del libro KL di Nikolaus Wachsmann (Mondadori, pagine 882), dedicato ai campi di concentramento nazisti (KL è appunto la sigla dell’espressione tedesca Konzentrationslager), consiste nel dettagliato panorama d’insieme che offre sullo strumento primario del terrore hitleriano nella sua varietà e nella sua evoluzione temporale.

Auschwitz fu il campo più importante, dove l’orrore toccò il culmine, ma venne creato solo nel 1940, mentre i lager esistevano già da sette anni, visto che i primi (per esempio Dachau) furono aperti poco dopo la nomina di Adolf Hitler a cancelliere, all’inizio del 1933. E la Shoah si consumò in gran parte fuori dal sistema dei KL veri e propri. Oltre alle camere a gas di Auschwitz, che era un ibrido tra campo di concentramento e campo di sterminio, altre ne furono allestite e operarono a pieno regime per un tempo più breve nei centri della morte in Polonia (Belzec, Chelmno, Sobibor, Treblinka), la cui funzione esclusiva era l’eliminazione fisica degli ebrei. Senza contare le immense stragi compiute da gruppi mobili delle SS nei territori occupati dell’Urss e dell’Europa orientale.

Se dunque gli ebrei furono le vittime contro cui più si accanì la ferocia del Terzo Reich, fino allo sterminio condotto su scala industriale, nei lager essi non superarono mai (tranne che per un breve periodo verso la fine del 1938, dopo il pogrom di massa noto come “Notte dei cristalli”) il 30 per cento rispetto al totale dei prigionieri registrati. Anche ad Auschwitz la grande maggioranza di loro fu soppressa subito dopo l’arrivo. E molte altre categorie affollarono luoghi come Buchenwald, Mauthausen, Sachsenhausen, Flossenbürg, Gross-Rosen.

Dietro il filo spinato languivano molti altri prigionieri, contrassegnati da un triangolo o un bracciale per distinguere le varie tipologie del loro “reato”.
– Contrassegnati da un triangolo rosso di stoffa sull’uniforme a righe, vi erano gli oppositori politici del nazismo,
– C’erano i Testimoni di Geova, docili ma irriducibili nella loro fede, con il triangolo viola.
– I cosiddetti «asociali», vagabondi e alcolisti, che dovevano protare il triangolo nero.
– I criminali comuni avevano il triangolo verde, in genere delinquenti di mezza tacca.
– Gli omosessuali erano marchiati con il triangolo rosa.
– E i nomadi con il triangolo marrone.

Tutti elementi «sgraditi» dal cui profilo emerge il progetto di epurazione politica, sociale e razziale perseguito dai nazisti per costruire una società conforme alla loro ideologia.
Un disegno che si radicalizzò con la guerra, secondo una logica perversa, ma coerente.
«I meccanismi essenziali della Shoah erano già in moto alla fine del 1941», scrive Wachsmann, e il loro rodaggio era avvenuto nei KL.

L’autore esplora fin nelle minime pieghe l’universo concentrazionario, soprattutto attraverso le testimonianze delle vittime. Fame, abusi, torture, lavoro pesantissimo e nocivo, esecuzioni sommarie concorrevano a distruggere la personalità dei reclusi, riducendoli a larve. «Non era più l’essere umano Heilmann. Era la carcassa di Heilmann», disse un suo conoscente di un ex deputato ebreo tedesco, uno degli esponenti socialdemocratici più in vista all’epoca di Weimar, dopo averlo incontrato a Buchenwald. In quell’atroce mondo alla rovescia alcuni riuscirono a conservare la propria dignità, ma «per la maggior parte — avverte Wachsmann — la storia dei prigionieri non è un racconto edificante del trionfo dello spirito umano, ma una trama della degradazione e della disperazione».

La degradazione più profonda però non riguarda le vittime, bensì gli aguzzini: circa 60 mila individui prestarono servizio nei lager delle SS e solo in casi sporadici mostrarono segni di resipiscenza dopo la disfatta. Oltre al signore dei campi, Heinrich Himmler, il capo supremo delle SS, «scaltro e ambizioso», nel libro incontriamo innumerevoli figure inquietanti.
Come Theodor Eicke, primo organizzatore del sistema concentrazionario, che arrivò alla guida di Dachau dopo essere passato per un ospedale psichiatrico e poi aumentò il proprio prestigio sparando personalmente nel 1934 al capo delle SA Ernst Röhm, che insidiava lo strapotere di Hitler.
Oppure Karl Otto Koch, comandante a Buchenwald e a Majdanek, così corrotto da essere arrestato e giustiziato dai suoi stessi camerati. Per non parlare delle belve umane tipo Martin Sommer, capace di dormire in ufficio «con il cadavere di un prigioniero sotto il letto». E poi i medici: per esempio Johann Paul Kremer, meno noto di Josef Mengele, che si mostrava ansioso di utilizzare i corpi dei prigionieri «per i suoi studi sugli effetti della denutrizione sugli organi umani».

La materia prima non mancava, perché i detenuti crepavano come mosche e le cause dei decessi venivano falsificate: molti omicidi a freddo furono camuffati da tentativi di fuga e addirittura le SS arrivarono a scrivere che il piccolo Gerhard Pohl, di tre anni, era «morto di vecchiaia» ad Auschwitz il 10 maggio 1943. Non mancava l’umor nero a quei fanatici, mentre erano piuttosto scarsi, nota Wachsmann, in fatto di capacità imprenditoriali.
Il tentativo di impiantare a Oranienburg una colossale fabbrica di materiale edile fu un brutto fiasco: per una serie di errori, «i mattoni usciti dagli altoforni nuovi di zecca si sbriciolavano e andavano in pezzi».
Come sarebbe andato in frantumi il sogno imperiale e suprematista del Führer, grazie all’impegno degli eserciti Alleati e delle formazioni partigiane, ma solo dopo aver inflitto una terribile guerra mondiale, il genocidio del popolo ebraico e sofferenze infinite all’Europa.

(Cfr. Desunto da un articolo del Corriere della Sera del 26 gennaio 2016, https://www.corriere.it/la-lettura/shoah/notizie/lager-auschwitz-dachau-ss-himmler-hitler-nazismo-wachsmann-shoah-mondadori-0fdcda82-c2c6-11e5-9b69-aff8e7a41687.shtml)

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