COLOMBI Luigi

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[…] [Il trasporto verso il campo di Dachau è avvenuto] su vagoni ferroviari. Vi erano quaranta deportati per ogni vagone. [Ci abbiamo messo] due giorni.
[Poi sono stato trasferito a Mauthausen e lì vivevamo in] baracche di legno, dodici per castello. [Ogni giorno ci veniva distribuito del] brodo di rape e un etto di pane con muffa. Non esisteva [per il lavoro] un orario giornaliero. [All’arrivo siamo stati sottoposti a delle disinfezioni contro] il tifo pidocchiale [sic].
I nostri kapo erano dei Triangoli verdi, e la lingua usata per impartire gli ordini era il tedesco. [Le malattie più frequenti erano la] dissenteria, broncopolmonite, tifo pidocchiale [sic].

Ho subito delle punizioni, spesse volte, con bastonate e calci. [Ho anche assistito a degli episodi di crudeltà come lo] strangolamento e il tiro al bersaglio contro i deportati. [Ci sono state anche delle esecuzioni capitali a cui ho dovuto assistere], in modo particolare ad una impiccagione dovuta a motivi assurdi. [E anche delle ribellioni] contro gli assurdi comandi. [Ci sono stati anche dei casi di suicidio] contro i fili spinati dell’alta tensione. [Il campo è stato liberato dagli americani il 5 maggio 1945.

Ci sono state anche delle rappresaglie contro i kapo da parte dei detenuti] per le sofferenze subite. Dal momento della liberazione al rientro in Italia trascorsero] venti giorni. Rientrai sui camion della CRI dalla frontiera del Brennero il 30 maggio, mentre il punto di smistamento era a Pescantina (VR). [Ciò che mi ha aiutato a resistere è stata la] fortuna.

[Vivendo nei campi, l’impressione che ho avuto è stata quella] di non ritornare mai più [a casa]. [Ciò che mi è rimasto più impresso è]: la crudeltà dei tedeschi nell’uccidere i carcerati e poi estrarre loro i denti d’oro; i deportati uccisi per annegamento facendogli [sic] immergere la testa in secchi pieni d’acqua. Venivano buttati i berretti dei deportati sui fili dell’alta tensione per spingere i detenuti al suicidio per folgorazione”.

Fonte: Archivio Storico dell’ANED di Brescia, B. 9, fasc. 114 (“Elenchi dei deportati”), ad nomen.

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