CUHAR Erminia

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[…] Dopo quattro giorni su un carro bestiame [raggiunsi Auschwitz]. Fummo messi in quarantena. Alloggiavo in una baracca condividendo il castello con altri cinque deportati.
Il vitto giornaliero consisteva in rape ed acqua. Venivamo sottoposti a quattro appelli giornalieri, mentre l’orario della fabbrica di munizioni in cui lavoravo andava dalle sette di mattina alle quattordici. Fummo anche sottoposti a disinfezioni.
I kapo erano donne polacche che impartivano gli ordini in tedesco. Le malattie più frequenti erano il tifo e la polmonite. Non ho subito mai delle punizioni, ma quelle più frequenti erano quelle che obbligavano il deportato a inginocchiarsi sui sassi e a tenere nelle mani altri sassi. [Ho assistito ad episodi di crudeltà come i] pestaggi con nervi da parte delle kapo. Ho dovuto assistere anche a delle esecuzioni capitali: impiccagioni [inflitte per punire] tentate fughe.

[Ricordo anche degli atti di solidarietà tra deportati come la] divisione degli avanzi [di cibo] da parte delle Russe. Con l’entrata dei russi, [il campo è stato liberato].
[Ci sono state delle rappresaglie contro i kapo], dei linciaggi.
[Prima del rimpatrio sono trascorsi] quaranta giorni. Attraverso l’Ungheria, sono arrivata a Pisino. Ciò che mi ha aiutato a resistere è stata la fortuna.
[L’impressione che mi è rimasta dentro dopo questa esperienza è ] tanta bestialità.
[I ricordi che più mi sono rimasti impressi sono]: il giorno dell’arresto [e] mia madre impietrita dal dolore; l’uccisione di mio padre; la fucilazione di mio fratello. La mia deportazione mi ha insegnato che nel dolore tutti i popoli possono convivere ed aiutarsi”.

Bibliografia:
B. Franceschini (a cura), Erminia Cuhar: “Una doveva pagare…”, in Dalle storie alla Storia. La dittatura, la guerra, le privazioni, la paura nel vissuto delle donne e degli inermi, Brescia, Grafo, 2007, p. 434;
E. Ardenti (a cura), E. Cuhar, Abbiamo salvato altri fratelli e uno doveva pagare, in La Resistenza rimossa. Storie di donne lombarde, Milano, SPI, 2004, pp. 133-38;
L. Pasquini-B. Pasini (a cura), Un amico non viole ricordare. Testimonianze di prigionieri bresciani nei lager nazisti, Brescia, Grafo, 2007, pp. 27-37.

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