MILANESI Biagio

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[…] Lo chiamavamo “Genova”. Erano due giorni che non rispondeva agli ordini di recarsi al suo posto di lavoro in officina. Il terzo giorno, al mattino, prima di recarmi al lavoro gli chiesi come stava; mi rispose che stava malissimo e non aveva le forze per alzarsi dalla branda. Mentre lo stavo incoraggiando, irruppero in baracca quattro energumeni, in borghese, e invitarono il “Genova” ad alzarsi e andare al lavoro. Lui fece cenno che non era capace di alzarsi.
Di fronte a questa sua risposta negativa, i quattro energumeni lo strapparono giù dalla branda ed iniziarono a bastonarlo. Io uscii velocemente dalla baracca, anche perché dovevo andare a lavorare. La sera, al ritorno dal lavoro, il “Genova” non c’era più […]”.

Fonte: Archivio Storico dell’ANED di Brescia, B. 9, fasc. 114 (“Elenchi dei deportati”), ad nomen.

Bibliografia: L. Pasquini-B. Pasini (a cura), Un amico non vuole ricordare. Testimonianze di prigionieri bresciani nei lager nazisti, Grafo, Brescia 2007, pp. 71-8

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