ZANARDELLI Alfredo

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[…] E’ una colonna di circa 450 esseri semiviventi che a mala pena si tengono in piedi e proseguono quei sentieri […] Se qualcuno mancava nei ranghi che componevano la colonna, sicuramente quel mancante aveva finito la sua misera esistenza, ed al posto suo un altro doveva serrare i ranghi, fino a che la colonna non si sarebbe disgregata interamente. Col lento trascinare dei passi e macinando chilometri su chilometri mi accorgo purtroppo che stento a reggermi in piedi, ho un gran gonfiore alla gamba destra ed il piede arrivo a stento a poggiarlo per terra. Le mie calzature formate a mala pena da due assicelle attaccate al piede da una fasciatura di stracci, mi fanno aumentare il gonfiore […].
Mi rivolgo all’amico Luciano [Razzauti, nda] e gli faccio capire che non ce la faccio più a camminare […]. Fortuna volle che dopo poco tempo una grande fornace di laterizi ci servì da riparo e da riposo per la notte che ormai ci veniva incontro, e dopo aver potuto sgranucchiare ancora qualche boccone di galletta gelosamente nascosta fra i miei miseri stracci all’asciutto, mi coricai ed arrivai a chiudere occhio. Il tema del giorno seguente non sarà pertanto diverso dal solito ed assillati continuamente dalla fame e dai dolori che diventeranno sempre più insopportabili non arriviamo a capire come in queste condizioni si possa ancora forzarci a proseguire. Non certo ci aspettavamo di restare immobili in quel posto per un giorno intero, e fra lo stupore generale verso sera la SS ci distribuiscono qualche patata bollita. Era da tempo che non accadeva di avere una razione simile e da quel lauto pasto le nostre energie potranno sopportare forse altri giorni di marcia.
Maledettamente constato sempre di più che le mie forze vanno esaurendosi. Luciano fa di tutto per sorreggermi e tenermi lontano dagli sguardi dei gendarmi, perché come da regole che già conosciamo, colui che non può resistere alla trasferta da un luogo all’altro, non gli resta altro che attendersi un colpo di pistola e verrà buttato poi sul limitare della strada abbandonato così come tutti quelli che già ci hanno lasciato prima di noi […]”.

Fonte: Archivio Storico dell’ANED di Brescia, B. 14, fasc. 165 (“Raccolta di memoriali, testimonianze, carteggi, fogli matricolari, articoli di stampa su alcuni deportati.”), ad nomen.

Bibliografia: A. Zanardelli, Taccuino della lager KZ. Testimonianza, ANED, Brescia 1987

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