FLOSSENBÜRG

Nel maggio del 1938, precisamente il 2, contemporaneamente a Mauthausen, venne aperto il campo di Flossenbürg (Alta Baviera), nelle vicinanze di una cava di granito da cui estrarre materiale da costruzione e di proprietà di una società delle SS: la Seitsche Erd-und Steinerk GmbH.
Il nuovo campo fu classificato di “livello II”, in quanto ospitava prigionieri preventivi con accuse pesanti ma ancora con possibilità di rieducazione e recupero. Nei primi due anni rinchiuse esclusivamente criminali ed ergastolani.
Il 5 aprile del 1940 giunsero i primi deportati politici polacchi e cecoslovacchi, ai quali si aggiunsero successivamente francesi, belgi, olandesi, jugoslavi e alcune migliaia di prigionieri di guerra russi. Dal lager principale dipendevano 97 campi satellite, sorti soprattutto dalla primavera del 1942, la metà dei quali dedicati alla produzione di componenti per aerei da guerra (Messerschmitt M 109), in quanto i bombardamenti alleati avevano distrutto le industrie situate a Regensburg e ne avevano reso inservibili gli impianti.
Alla fine del 1944, nel sistema concentrazionario di Flossenbürg, furono rinchiusi 29 mila uomini e 11 mila donne. Solo nel campo principale vennero registrati complessivamente 96.716 dei quali circa 10 mila tedeschi, 5 mila francesi, circa 1.250 sloveni. Poi belgi, croati, greci, olandesi, spagnoli, lituani e lettoni. Infine prigionieri di guerra sovietici, polacchi, ebrei e Testimoni di Geova, oltre a 600 Sinti e Rom, ed a 300 omosessuali. Di tutti questi, 30 mila morirono per esecuzioni capitali, nelle “marce della morte”, o per sfinimento.
I primi deportati italiani giunsero nell’autunno del 1943 da Dachau, mentre cinque trasporti arrivarono direttamente dall’Italia tra il settembre del 1944 ed il gennaio del 1945. Dei 3.033 italiani deportati (di cui 237 donne e 133 ebrei), quasi 320 provenivano dalla Venezia Giulia, 80 dal Friuli e da altre regioni, mentre circa 400 erano di origine slovena.
Complessivamente ne morirono 1.057. I primi 150 giunsero nel sottocampo di Schloss Neuhirstein. Si trattava di deportati giunti il 22 settembre del 1943 dall’Italia (Peschiera del Garda) a Dachau, e da lì trasferiti il 7 ottobre al campo satellite di Flossenbürg.
Altri trasporti, sempre da Dachau, furono inviati al kommando di Leitmeritz e all’Arbeitslager di Theresienstadt, mentre il 24 ottobre del 1944, 130 deportate italiane giunsero da Auschwitz al sottocampo di Chemnitz.
Flossenbürg e tre suoi sottocampi, furono evacuati dall’8 aprile del 1945 sino alla liberazione. Gli internati, divisi in dieci gruppi, vennero avviati verso Dachau o con convogli o a piedi. Molti furono i fucilati. Nel campo rimasero 1.526 deportati ( 400 russi, 350 polacchi, 300 cechi, 20 belgi, 8 olandesi, 46 italiani, 40 tedeschi e 112 francesi) di cui 350 ammalati di tifo e 411 di TBC. Il campo fu liberato il 23 aprile dalle truppe americane.


Bibliografia:
A. Chiappano, I lager nazisti. Guida storico-didattica, Giuntina, Firenze 2007, pp. 111-24;
J. Ibel, Il campo di concentramento di Flossenbürg, in B. Mantelli-N. Tranfaglia (a cura), Il libro dei deportati, Vol. III, La galassia concentrazionaria SS 1933-1945, Mursia, Milano pp. 231- 61;
E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi, Dizionario della Resistenza, Einaudi, Torino 2006, pp. 747-8;
V. Morelli, I deportati italiani nei campi di sterminio 1943-1945, Scuole Grafiche Artigianelli, Milano 1965, pp. 51-61.

Sitografia:
https://www.ushmm.org/research/publications/encyclopedia-camps-ghettos/volumes-i-and-ii-available-online

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