23 NOVEMBRE 1944 ALLA PIRELLI

La repressione dello sciopero politico e la razzia di mano d’opera a bassissimo costo per l’industria tedesca, furono alla base delle deportazioni del 23 novembre 1944 degli operai della Pirelli Bicocca. In solidarietà con Caproni, Falck e Magneti Marelli, colpite da una serrata (conseguenza di uno sciopero generale parzialmente fallito), vi fu la Pirelli Bicocca, unica azienda dell’area industriale che, seguendo le indicazioni del Comitato sindacale di Milano e provincia, scese in sciopero compatta alle 10.

Le SS arrivarono in tarda mattinata e iniziarono una caccia all’uomo, fra lo scompiglio generale che impedì ogni reazione. Catturarono 183 lavoratori (tra loro vi erano due ingegneri e un impiegato), addossandoli ai muri e malmenandoli. Vennero tutti caricati su camion e portati a San Vittore.

1944-11-23 PirelliLa mattina successiva Alberto Pirelli avanzò formalmente la richiesta che tutti i dipendenti arrestati fossero rilasciati: 27 lo furono. A cinque giorni dall’arresto, 156 lavoratori vennero deportati in Germania, 3 riuscirono a fuggire dai vagoni piombati, 153 furono immatricolati in diversi campi di lavoro, 12 vi morirono, uno decedette dopo il rimpatrio in conseguenza della deportazione. Quella dei lavoratori della Pirelli Bicocca, al di là dei Lager di destinazione, è stata la deportazione di massa più rilevante operata dai nazifascisti in una singola azienda, seconda solo a quella di 1500 lavoratori (numero tutt’oggi incerto), effettuata il 16 giugno 1944 in quattro fabbriche genovesi: San Giorgio, Siac, Piaggio e Cantieri navali.

Bibliografia:
G. Valota, Streikertransport. La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-1945, Guerini e associati, Milano 2007, p. 365.

Sitografia:
www.comune.cinisello-balsamo.mi.it/pietre/spip.php?article603;
www.deportati.it/static/pdf/TR/1997/aprile/10.pdf

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