ZOCCHI Mario

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[…] [Per raggiungere Mauthausen] ci abbiamo messo tre giorni, su un treno che trasportava circa seicento persone. [All’arrivo c’è stata una selezione; ci hanno] divisi dagli ebrei. [Messi in quarantena fino] al 24 agosto, [siamo stati alloggiati] in una baracca: ogni castello aveva quattro posti. [Il vitto consisteva in una] zuppa di rape e pane.
[C’erano poi due appelli, mentre l’orario giornaliero di lavoro andava] dalle sei alle otto e dalle sedici alle diciassette. I kapo erano dei tedeschi detenuti per reati [comuni]. La malattia più frequente era la dissenteria.
[Ho assistito anche a delle] impiccagioni. [Venivano inflitte per] tentata fuga.
[All’arrivo degli americani, i kapo] erano scappati. Da lì sono stato trasferito nel campo di smistamento di Salisburgo. Rientro in Italia dopo un mese.
[Mi ha aiutato a resistere la] volontà di vivere.
[E’ stata] una esperienza allucinante. [Il ricordo che mi è rimasto più impresso è] l’impiccagione dei detenuti che avevano tentato la fuga […]”.

Fonte: Archivio Storico dell’ANED di Brescia, B. 9, fasc. 114 (“Elenchi dei deportati”), ad nomen.

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