TRIONI Angelo

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[…] [Sul treno che ci ha trasportato a Dora c’erano circa] millecinquecento deportati. [Siamo stati alloggiati in] baracche: eravamo tre per ogni castello. [Il vitto giornaliero era una] zuppa di rape, centocinquanta grammi di pane nero e cinquanta di margarina. Gli appelli quotidiani erano due, mentre il lavoro andava dalle sei di mattina alle otto di sera, orario continuato. Sono stato disinfettato [sic] una contro il tifo pidocchiale [sic].
I kapo erano dei Triangoli verdi e parlavano in tedesco. La malattia più frequente era il tifo. [Ho subito] parecchie punizioni: [ti venivano inflitte] venticinque frustate. Inoltre ho dovuto assistere ad alcune esecuzioni per impiccagione per sabotaggio.
[Quando ci fu la liberazione del campo] si ebbero delle rappresaglie contro i kapo: [alcuni furono] uccisi per vendetta. Trascorsero ancora cinque mesi prima di poter rientrare in Italia. Il 20 agosto del 1945, in camion, abbiamo attraversato il Brennero ed abbiamo raggiunto Pescantina (VR).
[Ciò che mi ha permesso di uscire vivo dalla prigionia è stata la] fortuna. Questa esperienza è stata indescrivibile e irripetibile ”.

Fonte: Archivio Storico dell’ANED di Brescia, B. 9, fasc. 114 (“Elenchi dei deportati”), ad nomen.

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