PERUGINI Pietro

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[…] [In carcere sono stato sottoposto a] interrogatori con botte.
[Il trasferimento da Genova a Bolzano è avvenuto su] camion: [eravamo] tredici o quattordici in tutto, [mentre sono arrivato a Mauthausen su una] tradotta di quindici vagoni. All’arrivo siamo stati in quarantena per quaranta giorni. Eravamo alloggiati in baracca e stavamo quattro deportati per castello. [Il vitto consisteva in una] zuppa di rape. C’erano un appello alla mattina ed uno alla sera. Si lavorava dodici ore al giorno. Ci sono state delle disinfezioni [sic] per i pidocchi. I kapo erano dei Triangoli verdi. [La mia salute è stata buona, anche se ho avuto] scabbia e pidocchi. [Non andavo in infermeria] perchè sapevo che se ci andavo ti mandavano alla camera a gas. [I ricoverati erano assistiti] dalle SS. [Le malattie più frequenti erano la] tubercolosi, denutrimento [sic], la diarrea.
Ho subito anche sette od otto punizioni: bastonate. [Quelle più frequenti erano] venticinque legnate sulla schiena; se ci si lamentava una volta ricominciavano da zero.
[Ho assistito a] legnate sulla schiena, [al trasporto] delle pietre sulla schiena sulla “scala della morte”. [Ci sono state anche delle] esecuzioni capitali ai primi di aprile del ’45 [col] gas. [Le esecuzioni avvenivano perchè] eravamo troppo deboli.
Nel febbraio del ’45 [ci fu una ribellione]: un tentativo di fuga non riuscito. Poi li hanno uccisi tutti. [Qualcuno è evaso]: quattro o cinque deportati di nazionalità russa. [Furono tutti ripresi]. [In questi casi veniva inflitta] o la camera a gas o l’impiccagione o li facevano bollire in acqua bollente. [Ci furono anche dei casi di suicidio]: scossa contro i fili per la disperazione.
[Dopo la liberazione del campo ci sono state delle rappresaglie contro i kapo]: torturati e uccisi a botte [dai deportati] per vendicarsi. [In Italia sono rientrato dopo circa tre mesi], in camion, passando dal Brennero.
[Ciò che mi ha aiutato a sopravvivere sono stati] la fortuna ed il morale, lo spirito di sopravvivenza. [L’impressione che mi sono portato dietro è di una esperienza] terribile e penosa […]”.

Fonte: Archivio Storico dell’ANED di Brescia, B. 9, fasc. 114 (“Elenchi dei deportati”), ad nomen.

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