NULLI Rosetta

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“[…] Siamo rimaste chiuse nelle celle fino al 29 aprile 1945.
Una volta al mese radunavano tutti gli internati, uomini e donne, nel grande piazzale del campo che era molto vasto. Intorno c’erano capannoni da una parte e dall’altra, al centro c’era un fabbricato basso con le docce e l’infermeria, in f
ondo la cucina e di fronte un altro piccolo fabbricato con le celle di punizione. Quando partivano i trasporti per i campi in Germania, facevano un’adunata, non quella solita che si faceva tutte le mattine alle cinque e trenta, mezz’ora dopo che era suonata la prima sirena. Era un’adunata particolare che si faceva verso sera dopo che tutti erano ritornati dal lavoro. C’era il maresciallo Haage, che era il vice comandante, e un altro maresciallo. Chiamavano numeri e nomi, questi uscivano dal gruppo e venivano chiusi tutti in un blocco, che era lasciato sempre libero. Erano quelli che erano stati scelti per andare nei campi di sterminio in Germania. Normalmente questo avveniva una volta al mese.
Funaro era un famosissimo direttore d’orchestra, aveva un’orchestra di musica leggera ed era stato preposto ad organizzare i gruppi che dovevano pulire i corridoi e le celle. S’imboscava sempre da noi, diceva che doveva fare le pulizie e se veniva un controllo prendeva la scopa e la faceva prendere anche al suo batterista.
Così, giorno per giorno abbiamo modificato le parole di una canzone – non ricordo il titolo che le abbiamo dato – ma comunque è uscita una cosa molto, molto carina. Una canzone riferita alla vita del campo, al piacere che avremmo provato quando saremmo usciti e qualora avessimo potuto fare indossare le nostre tute ai carcerieri […]”.

Bibliografia: B. Franceschini (a cura), Erminia Cuhar: “Una doveva pagare…”, in Dalle storie alla Storia. La dittatura, la guerra, le privazioni, la paura nel vissuto delle donne e degli inermi, Brescia, Grafo, 2007, pp. 215-20

Sitografia: https://www.yumpu.com/it/document/view/13599996/rosetta-nulli-testimonianze-dai-lager

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