NULLI Mariuccia

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[…] Alle cinque del mattino del 12 settembre 1944 una pattuglia di SS del Comando di Verona dopo una sommaria perquisizione della nostra casa di Covelo d’Iseo ci arrestò tutti quanti: mia madre Catina, mio padre Lodovico, la signora Dina Bonomelli vedova di Silvio rifugiata in casa nostra dopo l’assassinio del marito, io, mia sorella Rosetta col figlio Ennio di quattro anni […].
Nel carcere di Verona, dopo inenarrabili maltrattamenti, fummo chiusi in celle diverse, sottoposti a interrogatori individuali e destinati al campo di concentramento. Il mattino della partenza, due donne in divisa SS scesero nello scantinato per prelevare il piccolo Ennio. Ma per quanto facessero le due massicce tedesche non riuscirono a staccare il bimbo dalla madre, cui si era avvinghiato con la forza della disperazione.
Il Lager di Gries che ci accolse alle cinque della sera era costituito da una serie di baracche o blocchi allineati lungo i lati del campo; nel mezzo stava una bassa costruzione, l’infermeria, con uno spazio chiuso da filo spinato. il recinto destinato all’ammasso dei partenti per i Lager di sterminio. A sinistra dell’ingresso, il comando e gli alloggi delle SS. Ai quattro lati del perimetro di un alto muro a camminatoio per le sentinelle, le quattro torrette con i riflettori.
I prigionieri erano conciati peggio che in un penitenziario: tute blu con una croce su una schiena, zoccolacci ai piedi, teste rapate […]. E dappertutto filo spinato, reticolati […]. Il mondo si era stravolto e si apriva per noi, dopo lo stordimento e l’angoscia d’una così drammatica e dolorosa esperienza, una vita piena di incognite […]. Fummo chiamati ad uno ad uno, catalogati e segnati con un triangolo ed un numero; anche il bimbo ebbe il suo, insieme con noi donne […]”.

Fonte: Archivio Storico dell’ANED di Brescia, B. 9, fasc. 114 (“Elenchi dei deportati”), ad nomen. Vedi anche: Estratto dal suo diario. Pubblicazione, n. i.

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