GROSSI Luigi

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[…] Arrivati alla sera a Gusen fummo presenti a una discussione tra un capitano della Wehrmacht e uno delle SS. […] accanto a me stava Luigi Grossi di Milano che il tedesco lo capiva bene e ci traduceva la discussione che stava decidendo la nostra vita o la nostra morte. Sorrise Grossi quando il capitano della Wehrmacht tenne duro dicendo: “Lei se ne va, ma io resto, e non intendo che mi vengano addebitati dei morti, io sono un soldato non un assassino. Per me sono dei prigionieri e li tratto come tali”.
Se ne andarono a finire la discussione altrove e noi entrammo nel Lager di Gusen con l’incertezza della nostra sorte. Ci portarono a far la doccia […]”.

Bibliografia: V. Pappalettera (a cura), Nei lager c’ero anch’io, Mursia, Milano 1973, p. 308.

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