FARINA Battista

Leggi la sua biografia

[…] A Gusen eravamo in quattro deportati per castello. [Il vitto che veniva distribuito consisteva in] al mattino caffè , a mezzogiorno e sera zuppa e tre o quattro etti di pane nero.
[Ogni giorno venivano effettuati] quattro appelli.
[L’orario di lavoro era così suddiviso]: dodici ore di lavoro e quattro ore per il viaggio [da e verso il campo]. La rimanenza appelli, mangiare e dormire e qualche legnata. Non mi ricordo di disinfezioni.
I kapo erano polacchi e spagnoli. Per quattro volte ho subito punizioni: bastonate.
[Ho assistito ad episodi di crudeltà]: bastonate e calci fino che erano morti. Tutti i giorni [c’erano delle esecuzioni capitali].
Non mi ricordo di atti di solidarietà tra noi italiani e i deportati stranieri.
Il campo è stato liberato il 6 maggio 1945.
[Ci furono delle rappresaglie contro i Kapo]: picconate.
Sono rientrato in Italia dopo quarantasette giorni: in camion e treno fino a Bolzano dove sono arrivato il 3 luglio.
[Quello che mi ha aiutato a resistere sono stati ] l’aiuto e la fortuna.
Un amico, Fausto Inverardi, mi ha salvato proprio gli ultimi giorni.
Non si può descrivere l’orrore che c’era [nel campo]. Non si potrà mai perdonare a quei famigerati delle SS”.

Fonte: Archivio Storico dell’ANED di Brescia, B. 9, fasc. 114 (“Elenchi dei deportati”), ad nomen.

Translate »