BRUSA Carlo Giacomo

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[…] Dopo aver trascorso tre giorni su un carro merci piombato, arrivo a Mauthausen il 4 febbraio 1945. [Messo in quarantena dal 4 febbraio al 15 marzo circa], vengo alloggiato in baracche (Blok) di legno sovraffollate [dove convivevano] quattro, cinque persone per castello.
All’ingresso del campo [sono state effettuate su di noi delle disinfezioni]. [Il vitto distribuito giornalmente consisteva in una ] zuppa di rape al mattino e [una] fettina di pane nero con margarina o salame sintetico al pomeriggio. [Ogni giorno venivano] normalmente effettuati due appelli. [Per il lavoro che eravamo costretti a fare] non c’era orario. Era continuato: dalle ore tre antimeridiane alle 16 pomeridiane.
I Kapo erano Triangoli verdi e spagnoli. [Gli ordini erano impartiti] nel gergo del campo: tedesco, russo e spagnolo.
[In infermeria si svolgeva] una visita di accettazione e poi maltrattamenti. Slovacchi [assistevano i ricoverati]. Tra di essi, normalmente, una volta alla settimana [veniva fatta una selezione]. [Tra le malattie più frequenti ricordo] edemi da fame, fratture, TBC, risipola ecc. [Le punizioni più frequenti venivano impartire con] bastonature col gummi. Ho visto uccidere un deportato a calci dalle SS per essersi presentato all’appello un minuto dopo [il tempo convenuto].
[La liberazione del campo è avvenuta per merito degli] americani il 5 maggio 1945. [Dopo ci furono delle rappresaglie] contro i kapo. Ci furono lapidazioni ecc. Furono eseguite da spagnoli.
Il rimpatrio avvenne dopo un mese, [e fu effettuato con] autocarri della Croce Rossa Internazionale e su treni. [Transitai dal] Brennero l’8 giugno 1945, mentre il punto di smistamento era Innsbruck. [Ciò che mi ha aiutato a resistere è stata la mia volontà] di rientrare a casa mia. [Non ho avuto] nessun aiuto.

[L’impressione che mi sono portato dietro dall’esperienza dei campi è stata quella] di essere considerato meno di un oggetto. Era completamente scomparsa la nostra personalità. [I ricordi che mi sono rimasti più impressi sono]: il giorno dell’arrivo a Mauthausen; la marcia di notte di avvicinamento al campo; l’odore del forno crematorio che ho sentito per anni; il giorno del rimpatrio che coincideva con il mio compleanno; l’affettuosa assistenza dei militari italiani sul treno nel tragitto da Feldkirchen a Innsbruck; lo sgomento della popolazione di Bardolino (VR) al nostro arrivo in giugno; l’affettuosa assistenza delle Dame della CRI del posto di ristoro di Milano in via Aporti”.

Fonte: Archivio Storico dell’ANED di Brescia, B. 9, fasc. 114 (“Elenchi dei deportati”), ad nomen

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