ALLEMANDI Giovanni

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[…] Nel carcere di Torino <<le Nuove>>, ero al 2° braccio, riservato ai detenuti politici. Giorno e notte si sentivano le urla strazianti dei torturati. Padre Ruggero era arrivato alle <<Nuove>> da pochi giorni come Cappellano del carcere. Un mattino in fretta e furia ci ammassarono nel corridoio del Braccio e ci spedirono nel carcere di S. Vittore a Milano, in transito per Bolzano. Ci spedirono al campo di Gries, alla periferia di Bolzano, creato per racimolare i detenuti provenienti dalle varie località nazionali, che poi sarebbero stati trasferiti in Germania (antifascisti, partigiani e ebrei di Milano Brescia Genova ecc.). I deportati politici avevano un triangolo rosso e gli ebrei giallo. Fui assegnato al Blocco H. con il n. 6648 […].

Il capo del reparto, rappresentante dei deportati era un Capitano del Carabinieri di Feltre, arrestato in un rastrellamento ad opera dei nazifascisti come Capo Partigiano. Ritrovai tanti compagni di battaglie, come Bernardo Valeriano detto “Tecla” con il n. 6653, mio compagno di scuola e compagno poi nella Brigata Garibaldi operante in Val Varaita nel Cuneese, con a capo il Comandante Barbato. Zama e Enzo Bazzanini detto “Ezio”, Maggio, luogotenente del Comandante Piero. Il compagno De Costanzo “Mario”, calzolaio di Torino, amico dello zio di “Tecla”, compagno Amedeo, tutti compagni di prigionia fascista. […]

Un giorno, girando per il campo trovai la moglie del compagno Gustavo Comollo, Comandante Partigiano detto “Pietro”, e la compagna “Kira” che era stata atrocemente torturata. Dopo furiosi bombardamenti americani sulle ferrovie, fui assegnato alla squadra del Cap. Kilichj della Wehrmacht, per sgombrare le macerie; nel piccolo gruppo faceva parte anche Bernardo Valeriano “Tecla” e di lì cominciammo a sperare di riuscire a fuggire e poter riprendere la lotta.

Tramite mia cugina (Lucia Tuarivoli) membro del C.L.N. di Torino, riuscimmo a metterci in contatto con il capo della Lancia di Bolzano Sig. Ernesto Tommasi. Fummo informati che tutte le settimane la Lancia di Bolzano faceva un viaggio con dei camions alla Lancia di Torino. Compagni della resistenza della Lancia ci prepararono il rientro a Torino dentro a un cassone vuoto, altri cassoni contenevano motori. In quella occasione conobbi il Sig. Gianni Lancia. Finalmente partimmo io e il comp. “Tecla”.

Era forse il 15/2/45 [altrove: 1/3/45]. Nella cabina, nostro compagno di viaggio fu un Feldmaresciallo delle SS del campo di Bolzano, così durante il viaggio non abbiamo avuto noie. Arrivammo a Torino dopo le 22 ora del coprifuoco. Ricordo che come d’accordo il camion rallentò a Porta Palazzo e noi siamo saltati giù, con un po’ di fortuna siamo riusciti ad arrivare a casa di “Tecla” in Via Barolo zona Vanchiglia, con una fame da lupi, ma dopo il primo boccone, lo stomaco era già pieno.

Riprendemmo il nostro posto nelle GAP, e il destino volle che tra tutte le nostre operazioni, riuscissimo a salvare dalla distruzione nazista lo stabilimento Lancia di Torino con il rimpianto compagno Nerozzi Bruno primo Presidente Nazionale dell’ANPI”.

Fonte: Memoriale dei fatti dal 8/11/1944 al 15/2/1945 del partigiano Allemandi Giovanni, in Archivio Storico ANED di Brescia, B. 10, fasc. 128, ad nomen.

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