SEVIZIE A KOTTERN

SevizieErano fuggiti da Kottern due giovani rinchiusi precedentemente nel carcere militare di Peschiera: Umberto Gioco e Mario Moranduzzo […]. Per punizione le SS avevano obbligato tutti i prigionieri del campo a rimanere in piedi per una giornata intera senza rancio. Alla fine furono catturati e sottoposti alla fustigazione che consisteva in venticinque nerbate. Ma Gioco ne ricevette 250 e morì sotto i colpi. Toccò a Moranduzzo. Una delle SS che infieriva con la frusta sul giovane si slogò un polso. “Gli venne un’idea. Offrì un quarto di pagnotta a chiunque si fosse offerto di prendere il suo posto. […]. Per quel promesso […] supplemento, ma soprattutto per vendicarsi di coloro che li avevano fatti soffrire, in sei si fecero avanti”. Le SS porsero i loro staffili a due che si erano prenotati. Colpirono furiosamente, poi rallentando il ritmo, “nonostante gli urli di incitamento di uno dei due che attendevano il proprio turno […]. Era il […] ventisettenne Gregorini Massimo, di Pian Camuno in provincia di Brescia […]. Afferrò lo strumento, fece un cenno all’altro fustigatore volontario […] e, senza neppure attendere che questi prendesse posto, dette un colpo violentissimo , sulla schiena [di Moranduzzo]” Il suo compare prese la testa tra le sue gambe. “Gregorini mostrò di gradire il prezioso intervento […]. Si [alzò] quanto più [poteva] sulla punta dei piedi, e si [abbatté] di colpo, pesantemente, con tutta la sua mole. Come esaltato dalla vista del sangue, [fustigò] con più ferocia […]. Quella non era più una punizione, anche se portata all’estremo, era un assassinio […]. Gregorini non cessò di colpire che quando Moranduzzo non diede più segni di vita […]”. 

Bibliografia:
G. Melodia, Non dimenticare Dachau. I giorni del massacro e della speranza in un Lager nazista, Mursia, Milano 1993, pp. 22-6.

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