GREGORINI MASSIMO

  • Nome: Massimo Gregorini
  • Sesso: M
  • Luogo di nascita: Pian Camuno (BS)
  • Data di nascita: 16 aprile 1917
  • Luogo di morte: Albenga (SV)
  • Data di morte: 3 luglio 1988
  • Deceduto nel lager: No
  • Trasporto: Convoglio 002
  • Tipologia prigioniero: Arbeitszwang Reich (AZR-deportato che presta lavoro forzato per il Comune in cui si trova il KL)
  • Biografia:

    Massimo Gregorini (Pian Camuno (BS) 16 aprile 1917 – Albenga (SV) 3 luglio 1988) di Antonio e Ersilia Rota.
    Muratore, ha frequentato sino la 4° classe elementare.
    Chiamato alle armi nel 1938, è incorporato nella Guardia di Frontiera. Già recluso nella Fortezza militare di Peschiera sul Garda per insubordinazione e violenze, dopo l’8 settembre 1943, con l’occupazione del carcere da parte della Wehrmacht, fa richiesta di essere reclutato o nella Wehrmacht o nelle SS. Non è accolta. Viene deportato tramite la Kriminal polizei (Kripo-Polizia criminale) di Monaco nel lager di Dachau (num. 54361) il 22 settembre 1943 col trasporto n. 2 proveniente da cittadina gardesana e partito due giorni prima. Lo stesso giorno viene condotto nel sottocampo di Kottern-Weidach. Classificato come Arbeitszwang Reich (AZR-deportato che presta lavoro forzato per il Comune in cui si trova il KL), con altri, partecipa alle sevizie inflitte ad un deportato che aveva tentato la fuga, riducendolo in fin di vita. Il 10 aprile 1945 è trasferito a Dachau. Viene liberato dalle truppe americane il 29 aprile 1945 e ospitato presso l’ospedale di St. Ottilien (Fürstenfeldbruck) che funge anche di campo di ricovero per Displaced Persons (Dp-sfollati). Probabilmente si allontana immediatamente dal luogo, tanto da non essere rintracciato dal Tribunale militare americano istituito nel lager e che deve giudicare i crimini avvenuti a Dachau su indicazione dei singoli Comitati nazionali dei deportati. Viene rintracciato successivamente a Senigallia (AN), arrestato, processato e condannato nel 1947 dalla Corte d’assise speciale di Ancona a quattordici anni di carcere per “omicidio preterintenzionale”. A questa vanno aggiunte altre pene per reati commessi prima e dopo il rientro in Italia. In ragione di amnistie ed indulti, sconterà nove anni di carcere nel Forte S. Giacomo di Porto Azzurro (LI).

  • Bibliografia:

    B. Mantelli-N. Tranfaglia (a cura), Il libro dei deportati, vol. 1, I deportati politici 1943-1945, Tomo 2, Mursia, Milano 2009, ad nomen;
    I. Tibaldi, Compagni di viaggio. Dall’Italia ai Lager nazisti. I “trasporti” dei deportati 1943-1945, Franco Angeli, Milano 1994;
    V. Pappalettera (a cura), Nei lager c’ero anch’io, Mursia, Milano 1973, p. 293;
    G. Melodia, Non dimenticare Dachau. I giorni del massacro e della speranza in un Lager nazista, Mursia, Milano 1993, pp. 24-9, 181.

  • Altre fonti:

    Elenchi Tibaldi: Dachau;
    Ufficio Anagrafe di Piancamuno (BS);
    Archivio di Stato di Brescia, Distretto militare di Brescia, Reg. N. 423, Foglio Matricolare n. 2814.

  • Riferimenti:

    Fortezza di Peschiera;
    Kottern-Weidach;
    Dachau;
    sevizie

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