GATTI BORTOLO MARTINO

  • Nome: Bortolo Martino Gatti
  • Sesso: M
  • Luogo di nascita: Iseo (BS)
  • Data di nascita: 6 luglio 1911
  • Luogo di morte: Ladelund (Neuengamme)
  • Data di morte: 19 novembre 1944
  • Deceduto nel lager: Sì
  • Causa del decesso: dissenteria, insufficienza cardiaca
  • Trasporto: Convoglio 87
  • Tipologia prigioniero: Schutzhäftling (Schutz-deportato per motivi di sicurezza)
  • Biografia:

    Foto di Gatti Bortolo MartinoBortolo Martino Gatti (Iseo (BS) 6 luglio 1911 – Ladelund (Neuengamme) 19 novembre 1944) di Giovanni Maria e Giulia Buffoli.
    Si trasferisce a Torino nel 1922.
    Brigadiere dei Carabinieri, operava nella zona triestina per i servizi d’intelligence dell’esercito italiano. 
    Secondo la famiglia l’arresto avvenne casualmente in seguito al controllo dell’autobus, mentre in borghese intendeva fare visita alla fidanzata Fanny, che voleva sposare, come da sua lettera del 5 maggio 1944 da San Giovanni al Timavo indirizzata alla famiglia, in cui accenna ai documenti per poter procedere al matrimonio. 
    Certamente il 30 settembre 1944 è registrato nel carcere di Udine (n. 243) insieme ad altri 49 prigionieri, arrestati insieme a lui. Tutti sono registrati con il solo nome e cognome, ma per lo più sono carabinieri come Gatti, che facevano parte dei 170 militi della guarnigione di Povoletto passati con i partigiani garibaldini osovani. Avevano combattuto dal 5 al 27 settembre 1944 per difendere la Zona Libera del Friuli Orientale.
    Il 27 settembre 1944 le truppe naziste, composte da reparti etnici delle SS e da cavalieri cosacchi, fecero irruzione nella Zona libera, mettendola a fuoco, massacrando i civili ed arrestando i partigiani. 
    Il 3 ottobre 1944, dal carcere di Udine Gatti è deportato col trasporto n. 87 partito da Trieste, destinazione “Germania”. Il 5 ottobre giunge nel lager di Dachau (num. 112888) tramite la Sicherheitspolizei (Sipo-Polizia di sicurezza). 
    Il 22 ottobre è trasferito nel campo madre di Neuengamme (num. 62632), quindi nel sottacampo di Ladelund, dove muore il 19 novembre 1944. 
    È classificato come Schutzhäftling (Schutz-deportato per motivi di sicurezza), sia a Dachau che a Neuengamme. 
    Mestiere dichiarato: fornaio.

  • Bibliografia:

    B. Mantelli-N. Tranfaglia (a cura), Il libro dei deportati, vol.1, Milano, Mursia, 2009, ad nomen;
    I. Tibaldi, Compagni di viaggio. Dall’Italia ai Lager nazisti. I “trasporti” dei deportati 1943-1945, Milano, Franco Angeli, 1994;
    V. Morelli, I deportati italiani nei campi di sterminio 1943-1945, Scuole Grafiche Artigianelli, Milano 1965, p. 482.

  • Altre fonti:

    Elenchi Tibaldi: Dachau, Neuengamme;
    Archivio Storico della Resistenza Bresciana (ASRB), Carte ITS (International Tracing Service) Bad Arolsen, ad nomen;
    ASRB, Fondo Morelli, B. 65/d, fasc. V II 1;
    ASRB, Fondo Morelli, B. 65/e, fasc. V II 1, Reg. 4;
    Ufficio Anagrafe di Iseo (BS).
    Istituto Friulano di Storia del Movimento di Liberazione (documenti conservati della Risiera di San Sabba a Trieste).
    La foto per gentile concessione della famiglia e in particolare del nipote Massimo Grassi che ha precisato le circostanze dell’arresto sulla base dell’archivio privato di famiglia e della corrispondenza intercorsa.

  • Riferimenti:

    Dachau;
    Neuengamme;
    Ladelund

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