CUHAR ERMINIA

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  • Nome: Erminia Cuhar
  • Sesso: F
  • Luogo di nascita: Pisino d'Istria (Pola)
  • Data di nascita: 8 agosto 1926
  • Luogo di morte: Brescia
  • Data di morte: 6 marzo 2016
  • Deceduto nel lager: No
  • Trasporto: Convoglio 066
  • Tipologia prigioniero: Schutzhäftling ((Schutz-deportato per motivi di sicurezza)
  • Biografia:

    Erminia Cuhar (Pisino d’Istria (Pola) 8 agosto 1926 – Brescia, 6 marzo 2016) di Giuseppe e Domenica Millevoi.
    È la sesta di undici figli.
    Cuhar ErminiaFrequenta sino la 5° classe elementare. Poi si impiega in una farmacia.
    Tra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre del 1943, i tedeschi stanno rioccupando l’Istria, e quindi anche Pisino precedentemente controllata dalle unità partigiane dell’Esercito di liberazione jugoslavo. Il padre di Emilia, ferroviere, viene ucciso da un colpo d’artiglieria, mentre uno dei fratelli, Renato, militare sbandato dopo l’8 settembre 1943, è fucilato. Un altro, Marcello, riesce a fuggire dopo essere stato catturato, e raggiunge una formazione della Resistenza. Lei vene arrestata il 15 aprile 1944, incarcerata ed interrogata a Pisino sotto l’accusa di collaborare col movimento partigiano. Il 21 è tradotta nel carcere del Coroneo di Trieste. Anche i fratelli Giuseppe e Livio sono condotti nella città giuliana, ma vengono trasferiti nuovamente a Pisino per essere impiegati nella Organizzazione Todt (Ot). Il 31 luglio Erminia viene deportata nel lager di Auschwitz II (Birkenau-num. 82947) tramite la Sicherheitspolizei (Sipo-Polizia di sicurezza). Qui giunge il 3 agosto col trasporto n. 66 partito da Trieste. Il 28 settembre è trasferita a Hirtenberg (num. 113), sottocampo di Mauthausen, col convoglio n. 174. Classificata come Schutzhäftling (Schutz-deportata per motivi di sicurezza), è soggetta al lavoro forzato presso una fabbrica di munizioni. Viene condotta nel campo madre il 15 aprile 1945. E’ liberata all’arrivo degli alleati. Rivede Pisino alcuni mesi dopo.

  • Bibliografia:

    Cfr. Erminia Cuhar: “Una doveva pagare…”, in B. Franceschini (a cura), Dalle storie alla Storia. La dittatura, la guerra, le privazioni, la paura nel vissuto delle donne e degli inermi, Grafo, Brescia 2007, p. 434;
    E. Cuhar, Abbiamo salvato altri fratelli e uno doveva pagare, in E. Ardenti (a cura), La Resistenza rimossa. Storie di donne lombarde, SPI, Milano 2004, pp. 133-8;
    B. Mantelli-N. Tranfaglia (a cura), Il libro dei deportati, vol. 1, I deportati politici 1943-1945, Tomo 1, Mursia, Milano 2009, ad nomen;
    I. Tibaldi, Compagni di viaggio. Dall’Italia ai Lager nazisti. I “trasporti” dei deportati 1943-1945, Franco Angeli, Milano 1994;
    L. Pasquini-B. Pasini (a cura), Un amico non vuole ricordare. Testimonianze di prigionieri bresciani nei lager nazisti, Grafo, Brescia 2007, pp. 27-37.

  • Altre fonti:

    Elenchi Tibaldi: Mauthausen;
    Archivio ANED Brescia, B. 10, fasc. 125, sf. ad nomen; B. 13, fasc. 161, sf. ad nomen;
    Archivio Storico della Resistenza Bresciana (ASRB), Carte ITS (International Tracing Service) Bad Arolsen, ad nomen;
    Ufficio Anagrafe di Brescia;
    Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 130 del 22 maggio 1968, Elenco nominativi delle domande accolte per gli indennizzi ai cittadini italiani colpiti da misure di persecuzione nazionalsocialiste di cui alla legge, n. 404.

  • Riferimenti:

    Pisino;
    Coroneo;
    Organizzazione Todt (Ot);
    Auschwitz;
    Hirtenberg;
    Mauthausen

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